Volontariato, il nostro tesoro

Da L'Adige del 16 luglio 2024

Negli ultimi anni il volontariato ha subito diverse trasformazioni, abbracciando delle innovazioni in una società sempre più interconnessa e provando ad adattarsi alle mutevoli esigenze della comunità. Dal mio osservatorio, come Presidente del Centro Servizi per il Volontariato del Trentino (Csv), ho notato una svolta significativa nella concezione di fare volontariato durante e dopo la pandemia da Covid-19. Nonostante le restrizioni imposte, si erano verificati diversi esperimenti per coinvolgere più volontari e volontarie, e per raccogliere nuovi fondi. È stato emblematico notare come i social media e altri strumenti digitali siano diventati in poco tempo strumenti essenziali per coordinarsi e attivarsi all'interno delle organizzazioni non profit. Dato il contesto, quindi, la nomina di Trento a Capitale Europea e Italiana del Volontariato è arrivata in un momento cruciale per l'ideazione e la realizzazione del piano strategico quinquennale, multilivello, previsto proprio da questa investitura assegnata dal Centro Europeo del Volontariato di Bruxelles (Cev). Tale strategia, delineata dal Comune di Trento e dal Csv, è stata costruita coinvolgendo molte associazioni che operano in diversi ambiti, i volontari e le volontarie legate a forme di volontariato meno strutturato, così come alcuni cittadine e cittadini attivi. Un processo partecipato e virtuoso che sta già dando alcuni frutti, come il coinvolgimento maggiore di mondi che prima sembravano più distanti.

Un esempio su tutti riguarda il ruolo sempre più attivo delle imprese, che incoraggiano il volontariato aziendale e sostengono varie progettualità delle associazioni. Tutto questo, però, non significa che alcune criticità importanti siano state superate. Il problema della frammentazione del volontariato, tanto per dire, continua a rappresentare una delle sfide più significative per il Terzo settore trentino. Questa frammentazione si manifesta attraverso la dispersione e la disorganizzazione delle risorse e delle iniziative tra molteplici associazioni, gruppi e organizzazioni, spesso con obiettivi e approcci simili ma non coordinati in una dimensione collettiva. Una condizione che porta a inefficienze, duplicazione degli sforzi e competizione per risorse pubbliche sempre più limitate. Le cause della frammentazione possono includere anche la mancanza di una leadership centrale e le divergenze di impostazione nei diversi territori. Mentre le conseguenze negative includono la ridotta capacità di affrontare in modo efficace problemi complessi, la dispersione di competenze e risorse, e una minore visibilità dell'impatto complessivo del volontariato. Ecco che l'occasione di Trento Capitale del Volontariato, con la grande sollecitazione delle istituzioni a cui stiamo assistendo con soddisfazione, può favorire un approccio più coordinato e collaborativo, formando reti tra organizzazioni per condividere risorse e migliori pratiche, riducendo la duplicazione degli sforzi.

Si stanno anche sviluppando piattaforme digitali per facilitare la comunicazione e la gestione dei volontari in tempo reale. Fondamentale, poi, rimane la capacità di offrire programmi di formazione aggiornati, anche orientati alla cultura della collaborazione, per promuovere fiducia reciproca. Per superare la frammentazione, quindi, vanno attuate strategie di collaborazione e coordinamento, reti di partnership, e la condivisione di risorse e conoscenze per massimizzare l'efficacia collettiva del volontariato. Allora la domanda da un milione di dollari è: riusciremo a fare tutto questo? Per rispondere mi tornano alla mente le parole del Presidente Mattarella, pronunciate lo scorso febbraio all'inaugurazione dell'anno in cui la nostra città è diventata la capitale europea del volontariato: «qui è grande la potenza della solidarietà, un valore che sta alla base del volontariato, risorsa tra le più preziose della comunità». Se questa è la premessa, e considerato che la nomina è arrivata con l'obiettivo di rafforzare e promuovere nei territori coinvolti le azioni di volontariato, a partire dal loro ruolo nella costruzione dei valori di solidarietà e democrazia alla base del Patto Europeo, non ho timori a dire che siamo sicuramente sulla strada giusta. Tutti i soggetti pubblici coinvolti, però, avranno il compito di orientare, senza imbrigliare, il mondo del volontariato. Questo passaggio è cruciale, perché la candidatura non è solo una vetrina, ma diventa una reale occasione per la strategia di sviluppo del volontariato, combinandosi positivamente con l'agenda politica del capoluogo trentino. Inoltre, il riconoscimento europeo sta dando valore a quella che per tanta gente era ancora una "città invisibile" , fatta di persone che quotidianamente si prendono cura degli altri. Mai come in questa esperienza credo che l'impegno dei prossimi anni sarà frutto di tutto ciò che abbiamo fatto negli anni precedenti; abbiamo l'onere e l'onore di vivere un periodo che, fino a un paio di anni fa, sembrava un sogno. Ciò che è stato costruito fino ad oggi rimarrà oltre il 2024, perché ci stiamo già rendendo conto che rappresenta un'opportunità concreta che ci sta facendo riflettere, giorno per giorno, sul presente e sul futuro del volontariato, senza mai perdere di vista l'obiettivo principale di valorizzare le azioni quotidiane dei volontari e delle volontarie; provando a costruire un nuovo patto tra cittadine e cittadini e istituzioni. (PresidenteCsv del Trentino)

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