Nasra, dell'associazione Kariba

Nasra Abdillahi, somala, in Trentino dall’inizio degli anni Novanta, è la vicepresidente dell’associazione Kariba, che si occupa di progetti di solidarietà internazionale in Mozambico e Somalia. Nel suo tempo libero le piace viaggiare e visitare il mondo, ma più di tutto dedicarsi alle persone in difficoltà.

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Quando è nata l’associazione Kariba? Di cosa si occupa precisamente?  

L’associazione è nata nel 2007 e all’epoca eravamo in sette fondatori, ma oggi abbiamo più di 200 soci. Kariba opera nella solidarietà internazionale, innanzitutto dando sostegno a progetti di sviluppo in Mozambico e in Somalia, ma anche realizzando attività di sensibilizzazione nelle scuole del territorio.

Mi può parlare di alcuni dei progetti che avete realizzato e a cui tiene particolarmente?

In Somalia abbiamo realizzato diverse scuole, dalle elementari alle superiori, per garantire un’istruzione a bambini e ragazzi, in quanto questi istituti risultano le uniche scuole “pubbliche” per le comunità delle quattro province dove sono presenti. Siamo anche riusciti a far costruire due ospedali, tra cui uno nella regione del Somaliland, dove madri e bambini possono ricevere cure adeguate. Anche in Mozambico abbiamo contribuito alla costruzione di una scuola e un centro di salute. A febbraio abbiamo anche aperto le porte di una scuola materna.
Oltre ai progetti sanitari ed educativi, abbiamo attivato anche programmi per dare lavoro alle persone. In particolare abbiamo aiutato 14 donne del villaggio di Mazzambanine (Mozambico) ad avviare una loro attività cooperativa, garantendo così loro una fonte di reddito e contestualmente sostenendo la lotta alla fame. A queste donne è stata data una formazione sull’amministrazione finanziaria e zootecnica per poter gestire una cooperativa che si occupa di allevare e vendere polli. Grazie al modello cooperativo, l’attività potrà coinvolgere anche altre persone.

Da quanto tempo fa volontariato? Come ha iniziato?

Ho cominciato appena sono arrivata in Italia, anche se, ad essere precisa, dovrei dire che non ho mai smesso. Facevo volontariato anche in Somalia perché nella cultura somala è molto sentito l’aiutare gli altri, familiari e non, che siano in difficoltà. Poi per me è una cosa abbastanza spontanea. Io provengo da una famiglia numerosa in cui ci si aiutava l’un l’altro, condividendo i vari momenti, e questa cosa me la porto dentro.

Le vite di tutti sono sempre più frenetiche: come fa a trovare il tempo per il volontariato?

Programmo i miei impegni e quando ho dei giorni liberi li dedico all’associazione. Quando ho delle ore a disposizione penso a come poterle sfruttare per le attività che progettiamo.

Pensa che il volontariato le abbia fatto conoscere meglio la città?

Certamente! Credo che sia giusto conoscere la città in cui ti trovi a vivere e la comunità che la abita. Però è altrettanto importante che tale comunità faccia un passo avanti per accoglierti. In Somalia abbiamo un detto: “L’ospite non sa dove si trova, per questo chi accoglie lo deve guidare”. Ecco, io so cosa si prova ad arrivare in uno stato che non si conosce, perché quando arrivai non  c’era accoglienza per i somali e per noi fu molto dura. Adesso però le cose sono un po’ diverse perché i somali che sono già qui fanno da ponte e intermediazione per i nuovi arrivati. Non bisogna quindi stare in silenzio, ma farsi sentire e intervenire quando ci sono problemi.

Fare volontariato mi rende felice perché…

Posso rispondere a mio modo alle sfide davanti a me e vedo che posso cambiare in positivo le vite delle persone. Anche una sola persona dolce può essere utile a cambiare una comunità.

Mi può dare dei contatti per la sua associazione per chi fosse interessato a farne parte?

L’associazione è aperta a chiunque e se una persona fosse interessata a farne parte o solo avere qualche informazione in più può scrivere ad associazionekariba@gmail.com.

Foto a cura del collettivo di fotografi Witness Journal Trento: Nasra è stata ritratta da Matteo Morelli.

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