Dal Corriere del Trentino del 4/2/2024
Ieri la cerimonia di apertura in un gremito palazzetto dello sport. Il capo dello Stato: «I volontari sono campioni di umanità»
TRENTO Voleva «sentire» i volontari, Sergio Mattarella. Lo aveva chiarito subito, fin dai primi contatti con il Comune: per partecipare alla cerimonia di inaugurazione di Trento «Capitale europea e italiana del volontariato», il capo dello Stato aveva chiesto di essere circondato da chi, ogni giorno, lavora gratis a favore degli altri. E ieri mattina, al palazzetto di via Fersina, quell’abbraccio c’è stato. Forte, emozionante. Applausi, mani tese, fotografie, tanti sorrisi: Mattarella è stato accolto con calore da coloro che, nel suo discorso, ha poi definito i «campioni di umanità».
Prima gli inni — italiano ed europeo — con le voci e le melodie della montagna insieme ai cori della Sat e della Sosat. Poi spazio alla cerimonia. E alle riflessioni. Che Mattarella ha rivolto sì al volontariato. Ma con un respiro verso l’Europa (nella «mostruosità della guerra» e nella speranza di pace) che è venuto spontaneo nel salutare, in prima fila, il sindaco di Leopoli Andrj Sadovyj. «La libertà, l’indipendenza dell’Ucraina sono tutt’uno con i valori fondativi dell’Europa» ha detto il presidente della Repubblica guardando proprio il sindaco di Leopoli. La stessa città che era stata il lizza con Trento per il titolo di «Capitale europea del volontariato». E le immagini della proclamazione della vittoria del capoluogo trentino, che ieri sono state ripese, sono state accolte con un boato dagli oltre mille volontari presenti. Piccola parte di quel mondo di solidarietà che da ieri è protagonista in Italia. E in Europa.
«Trento — ha rilanciato Mattarella — si vede riconosciuta come grande potenza della solidarietà, valore che sta alla base del volontariato. Che è risorsa tra le più preziose di una società». Perché i volontari, ha ricordato il capo dello Stato, «portano sollievo negli ospedali, danno forza alla protezione civile, si occupano di sicurezza ambientale, custodiscono e valorizzano il patrimonio culturale». I volontari, ancora, aiutano i più deboli, «provano a costruire ponti dove altrimenti vi sarebbero quasi soltanto macerie esistenziali, si dedicano ai profughi dalle guerre e dalle catastrofi climatiche». Persone, ha aggiunto il capo dello Stato, «che rimarginano ferite, per restituire a ciascuno la sua umanità». «Il volontariato — ha incalzato Mattarella — esprime una visione del mondo, quella dell’indivisibilità della condizione umana». L’«I care» di don Milani, di Martin Luther King. «Una visione che pone in primo piano la persona, il suo pieno diritto a essere parte attiva della comunità» ha osservato il capo dello Stato. Un impegno — ancora — «che porta a pensare in grande perché sa che ognuno contribuisce al cammino di tutti». E che viene riconosciuto anche dalla Costituzione, all’articolo 2, con la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo. «La realtà del volontariato — ha fissato il legame Mattarella — svolge un ruolo, insieme, di sentinella e di spinta di questo principio costituzionale. Rappresenta un pilastro anche della nostra civiltà europea».
Europa che è il continente «dove la libertà, l’eguaglianza, la democrazia, la dignità della persona, la solidarietà sono cromosomi di un medesimo dna. Sono fattori di identità irrinunciabili». Europa che a Trento richiama due volti. Di epoche diverse, ma con gli stessi valori: il costruttore dell’Europa Alcide De Gasperi e Antonio Megalizzi, il giovane ucciso «dal fanatismo integralista» e «che dell’Europa aveva fatto il suo orizzonte ideale». Un’Europa che però deve crescere in solidarietà, è stato il monito di Mattarella: «Le insufficienze dell’Europa, le carenze che vanno talvolta a scapito dei cittadini, dipendono il più delle volte proprio da un difetto di solidarietà».
Quella solidarietà che quest’anno Trento rafforzerà. Valorizzando «le centinaia di associazioni di volontari». E dialogando con quelle del resto d’Italia e d’Europa. In un confronto che metterà al centro la cura verso gli altri. «In una stagione in cui emergono spinte estreme all’individualismo, all’egoismo più esasperato, alle tante paure che frenano la vocazione solidale dell’uomo — ha ricordato il capo dello Stato — la cultura della cura assume un forte significato». Una cultura della cura di cui i volontari si fanno portatori: alleviando i problemi, aprendo speranze, «con un ruolo importante per assicurare diritti laddove altrimenti diventerebbero inesigibili, per sperimentare innovazioni sociali, per rendere effettivo l’accesso ai servizi, offrendo anche vicinanza e calore umano». «Cura significa passione educativa, capacità di includere chi è ai margini, trasmissione generazionale, sostenibilità ambientale. Significa dare una mano a chi non ce la fa perché possa riprendere il cammino».
La riflessione finale del presidente della Repubblica è stato l’abbraccio a quei volontari che lo hanno accolto con calore. «L’augurio a Trento e alle migliaia di volontari che animeranno la Capitale europea — ha detto Mattarella prima di lasciare il palco tra gli applausi — è che la vostra e la loro energia siano contagiose e si propaghino. Anzitutto tra i giovani».